Inps. Osservatorio sul lavoro 2016. In frenata l'uso dei voucher ma in caduta libera le stabilizzazioni contrattuali. Il Jobs Act mostra i suoi limiti

di redazione 24/02/2017 ECONOMIA E WELFARE
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 I contratti a tempo indeterminato sono stati nel 2016 763.000 in meno del 2015, con un crollo del 37,6%. Lo si legge nell'Osservatorio Inps sul precariato in cui si spiega che la riduzione segue il "forte incremento registrato nel 2015, anno in cui si poteva beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per tre anni".

Osservatorio sul precariato dell'Inps conclude la fotografia dell'andamento di assunzioni e licenziamenti nel 2016 registrando un anno positivo ma di forte rallentamento per il mercato del lavoro. Si è come noto esaurita la spinta degli sgravi ad assumere e con essa è venuta meno la corsa all'apertura di contratti stabili incentivati nel 2015. Il raffronto è impietoso: l'anno scorso il saldo tra aperture e chiusure di contratti a tempo indeterminato è stato positivo per poco più di 80mila unità, con un tracollo dalle oltre 930mila dell'anno prima.

Complessivamente il numero di contratti attivi (l'Inps guarda ai flussi, non alle teste come l'Istat) resta in crescita: alla fine del 2016, nel settore privato, ce n'erano 340mila in più di dodici mesi prima (la metà di quelli creati nel 2015). Sommando comunque i due anni si ha un biennio che sfiora il +1milione di contratti. Ma "il risultato del 2016 è imputabile prevalentemente al trend di crescita netta registrato dai contratti a tempo determinato, il cui saldo annualizzato, pari a +222.000, ha significativamente recuperato la contrazione registrata nel 2015 (-253.000), indotta dall'elevato numero di trasformazioni in contratti a tempo indeterminato".

Le assunzioni, sempre riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-dicembre 2016 sono risultate 5.804.000, con una riduzione di 464.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-7,4%). A rallentare sono state soprattutto le assunzioni stabili (-37,6% sul 2015), mentre le aperture di contratti a termine hanno segnato una crescita dell'8%.

I licenziamenti sono diminuiti del 3,1%. Secondo l'Inps ci sono meno rischi di perdere il posto di lavoro: "Il tasso di licenziamento (calcolato rispetto all'occupazione esposta al rischio ad inizio anno) per tutto il 2016 (5,9%) risulta inferiore rispetto a quello corrispondente del 2015 (6,1%) e del 2014 (6,5%)". Si conferma il balzo dei licenziamenti per giusta causa, passati da 59 a 74mila, ma per l'Istituto non è da collegare alle modifiche sull'articolo 18 quanto piuttosto alle nuove discipline delle dimissioni online (scese intanto da 938 a 811mila). Una posizione tenuta anche dal Tesoro, che ha risposto a una interrogazione da parte di Silvia Chimienti del M5S proprio sull'incremento dei licenziamenti disciplinari. Nel testo - che si avvaleva però dei dati solo a fine novembre - il Mef sottolinea che la crescita dei licenziamenti è inferiore alla diminuzione delle dimissioni e che non ci sono sensibili differenze della dinamica tra le imprese sopra e sotto i 15 dipendenti: conclude quindi che l'effetto si lega allo stop alle dimissioni in bianco. Posizione criticata da Chimienti, per la quale "hanno sdoganato i licenziamenti anche senza la sussitenza di gravi mancanze disciplinari: meno tutele per i lavoratori".
    Sempre l'Inps comunica che nel gennaio 2017 le vendite dei voucher, pari a 8,9 milioni (valore nominale di 10 euro) si sono stabilizzate su livelli analoghi a quelli di gennaio 2016 (8,5 milioni), "con un modesto incremento" del 3,9%. L'Istituto di previdenza spiega che "la forte flessione nella crescita, sempre più marcata a partire da ottobre 2016, può riflettere anche gli effetti del decreto legislativo con cui sono stati introdotti obblighi di comunicazione preventiva in merito all'orario di svolgimento della prestazione lavorativa".

    POLETTI, FRENATA PREVEDIBILE, MA UN MILIONE DI POSTI STABILI IN PIU' . I dati diffusi dall'Inps "confermano che gli interventi di questi ultimi anni hanno determinato un miglioramento complessivo del mercato del lavoro". "I contratti a tempo indeterminato hanno continuato a crescere anche nel 2016 pur se, come era prevedibile, ad un ritmo inferiore" rispetto al "vero e proprio boom 2015". Sommando "il saldo positivo del 2016 a quello del 2015, si registra un incremento di poco più di 1 milione di contratti a tempo indeterminato, a conferma della crescita del lavoro stabile" 


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